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Chi viene pesantemente emarginato e vessato sul luogo di lavoro può aver diritto a un risarcimento per le «lesioni» subite.   Un dipendente di banca era stato “emarginato” fino a essere relegato a lavorare in un «vero e proprio sgabuzzino, spoglio e sporco», con «mansioni dequalificanti» e «meramente esecutive e ripetitive». I supremi giudici definiscono il fenomeno con il termine di 'straining', ossia una forma di 'mobbing' attenuata.   Al centro del processo alcuni «comportamenti...

È illegittimo il licenziamento del dipendente per il superamento del periodo di comporto se la malattia (depressione) è dipesa dal mobbing subito all’interno dell’azienda.  La dipendente, una impiegata di secondo livello, aveva sostenuto che la malattia (frequenti stati depressivi, ansie e crisi di panico) era stata causata dal demansionamento illegittimo e da altri comportamenti datoriali integranti la condotta di mobbing. Una ricostruzione accolta dal giudice di merito che ha ravvisato la...

Per contestare il mobbing non è sufficiente denunciare lo svuotamento delle proprie mansioni ma vanno allegate tutta una serie di condotte vessatorie collegate causalmente. La Suprema corte ha respinto le doglianze del lavoratore argomentando che “secondo la Corte del merito il mobbing presuppone l’esistenza, e, quindi, l’allegazione di una serie di atti vessatori teleologicamente collegati al fine dell’emarginazione del soggetto passivo”.  Mentre nel ricorso di primo grado manca “qualsiasi...

Al lavoratore possono essere assegnate anche mansioni inferiori alla qualifica purché non prevalenti. Secondo la Suprema corte infatti “è legittima l’adibizione a mansioni inferiori del dipendente per esigenze di servizio allorquando è assicurato in modo prevalente ed assorbente l’espletamento di quelle concernenti la qualifica di appartenenza” (Corte di cassazione – Sezioni lavoro – Sentenza 21 febbraio 2013 n. 4301).

Al dipendente che sospenda volontariamente l’esecuzione della prestazione lavorativa, finché non provveda nuovamente a mettere a disposizione la stessa […] determinando una ‘mora accipiendi’ del datore di lavoro, non è dovuta la retribuzione, atteso che, in applicazione della regola generale di effettività e corrispettività delle prestazioni, quest’ultima spetta soltanto se la prestazione di lavoro viene effettivamente eseguita, salvo che il datore di lavoro versi in una situazione di ‘mora...

L’art. 4 Legge 20 maggio 1970, n. 300 vieta (i) l’uso degli impianti audiovisivi e delle altre apparecchiature aventi finalità di controllo a distanza dell’attività lavorativa e (ii) disciplina le modalità di adozione di impianti ed apparecchiature di controllo che siano richiesti da esigenze organizzative e produttive o dalla sicurezza del lavoro, subordinandola ad un accordo con le R.S.A. o a specifiche disposizioni dell’Ispettorato del Lavoro.

La Corte di Cassazione nel 2007 ha chiarito che...

Il datore di lavoro che obbliga i propri dipendenti ad accettare una retribuzione più bassa rispetto ai minimi retributivi dietro minaccia, anche indiretta, del licenziamento, risponde di estorsione.  Per la sussistenza del delitto di estorsione, ai sensi dell'art. 629 c.p., la minaccia può essere palese o meno, larvata o esplicita, determinata o indiretta, non occorrendo necessariamente che sia esplicita e manifesta, essendo sufficiente che al soggetto passivo rimanga l'alternativa tra...

Il lavoratore che utilizza espressioni ingiuriose e diffamatorie nei confronti del datore di lavoro e le inserisce in email inviate, nello specifico, ai propri superiori, può essere legittimamente licenziato.  Il licenziamento risulta legittimo anche se le espressioni del lavoratore derivano da una condotta del datore di lavoro che, seppure censurabile,  sia dovuta più ad una difettosa organizzazione aziendale che ad un intento persecutorio nei confronti del lavoratore.  (Cassazione civile...

Lo scontro verbale, avvenuto tra il lavoratore e il suo diretto superiore, che ha dato vita al licenziamento, appariva come una comprensibile, seppure censurabile, reazione del primo all'attività di provocazione posta in essere dalla direzione aziendale in suo danno ed in particolare dal predetto superiore.  Di conseguenza, è illegittimo il licenziamento intimato dalla società al dipendente, con qualifica di quadro, e per questo è stata condannata la società a reintegrarlo nel posto di lavoro...

Un lavoratore aveva richiesto e parzialmente ottenuto rimborsi per trasferte mai effettuate. Il Datore di lavoro, accertata la falsificazione, aveva proceduto alla formulazione degli addebiti e all'intimazione del licenziamento disciplinare, che veniva impugnato dal lavoratore. La Corte di Cassazione, nella sentenza in argomento, ricorda come il requisito dell'immediatezza della contestazione vada intenso in senso relativo, potendo in concreto essere compatibile con un intervallo di tempo più o...

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